La statua lignea secentesca dell’Ecce Homo attribuita a frate Umile da Pietralia, che oltre all’indiscusso pregio artistico, è ritenuta immagine miracolosa, e custodita nella chiesa di Santa Maria delle Grazie di Dipignano, ha vegliato questa sera sulla presentazione del libro di Don Mario Ciardullo: “Dio amante della vita. Dalla bioetica sul fine vita a Chiara Luce Badano”.
Durante la discussione si sono alternati, guidati dall’ottimo Eugenio Gallo, gli interventi del Sindaco di Dipignano, Gaetano Sorcale, di Don Antonello Gatto, parroco e padrone di casa, dell’autore del libro Don Mario Ciardullo e di Don Luca Perri, Direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano.
Dopo il consueto benvenuto ai presenti, il Sindaco di Dipignano ha messo in evidenza l’importanza di incentivare gli eventi culturali per la comunità da lui guidata e degli sforzi per valorizzare il patrimonio artistico territoriale. Sorcale ha sottolineato il forte messaggio che scaturisce dal libro di Don Mario:guardare sempre alla vita come un dono, messaggio offuscato dal momento storico attuale dove i venti di guerra soffiano impetuosi e dove alla vita umana spesso viene dato poco valore.
Semplice nel linguaggio, ma denso di significato l’intervento di Don Antonello Gatto che mette in risalto la capacità dell’autore del libro di indicare un approccio diverso “un approccio bello con cui guardare a Gesù” e “a una ragazza, Chiara Luce Badano che ha donato la sua vita spendendola bene anche attraverso la sofferenza”.
Per don Antonello, la vittoria di una vita sofferente sta nella verità del dono così come fa il Cristo che dando la sua vita, mostra quella bellezza che esalta il dono e la fa diventare onnipotenza sia pure nella fragilità della sofferenza: non si tratta altro che dell’amore di Dio per la vita. L’autore del testo, secondo Don Gatto, mostra tutta la bellezza di un Gesù che parla, tocca, guarisce, guarisce per giunta di sabato e mostra quella vita che è superiore ad ogni dinamica, ad ogni regola, perché guidata solo dalla logica dell’amore. “Cristo supera tutti gli steccati mostrandoci tutto il suo amore per la vita dicendoci che la vita va vissuta così come essa è, ma soprattutto donandola” ha concluso.
Don Luca Perri ha rivolto un breve pensiero per l’autore sottolineando come il libro permette di aprire un varco nella crisi antropologica che stiamo attraversando dove abbiamo perso di vista chi è l’uomo e cosa è l’uomo…. Per Don Perri abbiamo bisogno di tornare a pensare altrimenti non cresce la fede e allo stesso tempo tornare ad educare soprattutto i giovani con passione, entusiasmo e impegno. Poi sul rapporto tra bellezza e dolore per il presule “noi cristiani certo non esaltiamo la sofferenza, ma dobbiamo seguire un Cristo che attraverso il dono della sua vita, fa apparire la bellezza nel dolore”.
Ricordi e pensieri invece vengono dall’autore del libro, Don Mario Ciardullo che attraverso un rimando alle sue radici dipignanesi ripercorre i cinque anni di sofferenze vissute per la malattia del papà, la vicinanza con la mistica Natuzza Evolo ( sua madrina di Battesimo nda) la sua vocazione, il suo diaconato e alla sua prima Messa proprio nella chiesa dell’Ecce Homo. Perché nasce il libro? Perché nel suo ministero di parroco ha raccolto e raccoglie le lacrime e le sofferenze di chi si chiede “come sia possibile che Dio creatore della vita permetta il male… Perché il male? Perché la sofferenza: da un lato Dio amante della vita, dall’altro la sofferenza di una ragazza di 17 anni che mostra al mondo come affrontare la malattia e la vita fidandosi di Dio…Perché la vita è un dono e vale la pena di spenderla bene…”
Il poliedrico sacerdote perché non solo canta, suona, compone, scrive ma, nella sua Parrocchia, fa da operaio, imbianchino, e “tuttofare”, alla vigilia della Domenica delle Palme si presenta poi anche come sculture/pittore.
Dopo il suo intervento don Mario Ciardullo ha infatti mostrato, come lui stesso lo presenta, un “menù di opere a base di sofferenza” composto da quadri a “carattere salvifico” dove la mano di “Cristo salva Pietro dalla tempesta e il Cristo nel sostenere la mano di Pietro salva ognuno di noi”; l’amore a Maria con il S. Rosario che dà vita ad uno specchio, “perché con la preghiera non solo ci avviciniamo a Maria e al Signore ma possiamo vedere cosa c’è nella nostra anima come in uno specchio”; ancora: la Croce come segno di sofferenza, ma anche fiume di grazia; i simboli della passione; il cuore trafitto del Cristo, la lancia dei nostri peccati le ferite che prima sanguinanti diventano oro… Da ferite diventano feritoie di luce.
L’autore propone anche dei lavori in marmo, argilla e abete compresso. Il novello artista per passione, con intuizione, manualità, fantasia e voglia di sperimentare, mostra un volto di Gesù in marmo, una mano di argilla forata dal chiodo, la si vede presa dalla tensione del dolore e si intuisce subito il perché: il suo essere inchiodata alla Croce. Scalpello e flessibile per un “Martello e un Chiodo”, posti su una venatura a forma di cuore, “e dove con i nostri peccati continuiamo a trafiggere il cuore di Gesù”. Un ultimo omaggio poi all’Ecce Homo ricavato da un unico pezzo di legno: l’abete compresso, difficile da trattare, prende vita.
Conclude don Mario al termine del suo excursus: “La vita va custodita e l’arte è la manifestazione di questa vita, ho fatto questo solo perché avevo bisogno di dare quello che avevo”
Penso a queste parole e mi viene un parallelismo: le mani scolpiscono la materia e gli oggetti, il cuore, l’amore, scolpiscono la vita e le persone che oggetto non sono.
Alla fine si tratta di legami incredibilmente ‘pressati’, per usare un termine adatto al legno, tra sofferenza e dono, nelle pagine del libro come per il legno e l’argilla. Legami, fatti di quella fede e di quella capacità di incidere sulla realtà, di incidere sulla propria vita e su quella degli altri. Alla fine si tratta di chiedersi soprattutto cosa voglia dire vivere appieno la vita e domandarsi di quell’urgenza, sempre presente nel cuore dell’uomo, di essere ricordato, di lasciare un segno.
Un pezzo di legno che parla della passione di Cristo torna in vita. La memoria è vita, e niente come l’arte e queste piccole ma dense opere,potevano renderla eterno. “La vita è una sola diceva la beata Chiara Luce Badano e vale la pena di spenderla bene”: non si riflette mai abbastanza.
Luisa Loredana Vercillo